Continuo – anche se, scusatemi, con lentezza – a guardare i film che hanno vinto un Oscar in questo 2016. Qualche giorno fa è stato il turno di Il caso Spotlight, uscito nel 2015, il quale si è aggiudicato ben due Oscar, uno per il Miglior Film e l’altro per la Miglior Sceneggiatura Originale.
Devo dire che questo è veramente un bel film. Ma in questo caso il termine “bello” non è sinonimo di emozionante o suggestivo o coinvolgente, bensì di interessante, intelligente, illuminante. La storia, interpretata da grandi attori come Mark Ruffalo, Michael Keaton, Rachel McAdams, Liev Schreiber, John Slattery e Stanley Tucci, è quella di un’investigazione giornalistica guidata dalla sezione “Spotlight” del Boston Globe riguardo a degli abusi sessuali, insabbiati dalla Chiesa, realizzati da oltre 70 sacerdoti dell’Arcidiocesi di Boston ai danni di minori.
Ciò che credo manchi in questo film – almeno in base alla mia esperienza di spettatrice – è un senso di coinvolgimento emotivo che ho invece provato guardando Revenant e Room. Guardando Il caso Spotlight ho avuto come la sensazione di assistere ad un processo di investigazione, passo per passo, ma di non farne veramente parte.
Qualcuno di voi ha visto questo film? Se sì, cosa ne pensate?
Hai ragione. Da documentario.
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Sono perfettamente d’accordo con te: il film non innesca alcun coinvolgimento emotivo nello spettatore. Bastava poco per crearlo: la musica giusta nei momenti topici, un’interpretazione più energica da parte degli attori… invece tutto il film è impostato su un tono volutamente dimesso.
Purtroppo questo evitare a tutti i costi i toni epici sta diventando una moda: prima Il discorso del re, poi The Imitation Game, adesso Il caso Spotlight… tutti film dalla narrazione fredda, quasi da documentario. Soprattutto l’ultimo. Non mi piace, proprio non mi piace.
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